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Visualizzazione dei post con l'etichetta grande distribuzione

La costante ricerca di personale

Una delle cose che mi ha sempre stupito della Gialla era la costante ricerca di personale. Nonostante l’assunzione a tempo indeterminato, infatti, parecchie persone, appena potevano, rassegnavano le dimissioni. Lavorare nella Gialla era solo una fonte di reddito, ma mai un piacere o una soddisfazione. E ora che ci penso meglio a distanza di anni, non incontrai mai una persona felice d’aver svolto le proprie mansioni per otto, dieci o dodici ore al giorno. Chi poteva, appena poteva, scappava. Chi, invece, per sua sfortuna, non poteva, o si rassegnava a subire tutti i santi giorni un clima lavorativo assolutamente indigeribile, oppure dichiarava guerra ai propri superiori e all’azienda e passava l’intera vita lavorativa a difendersi e ad attaccare. Non c’era una via di mezzo, una soluzione intermedia, un piano B: lavorare nella Gialla era come stare in un campo di battaglia. Se decidevi di rimanerci, non avevi alternative: o uccidevi per sopravvivere o perivi. E a nessuno fregava nulla d

Un’aragosta morta nell’acquario

  Un’aragosta morta nell’acquario. Sta capovolta, zampe all’aria, chele in avanti, addome contratto come un nodo. Ma in fondo è stata fortunata. E se invece fosse stato un suicidio, un ultimo scatto d’orgoglio crostaceo? Vedi un po’ te. La guardo un attimo e poi do un occhio all’orologio: m’investe una tristezza, cari miei, che poi cede il posto solo a una ventata di ansia. Le due di notte e io sono ancora qui, in questo cazzo di posto, un non luogo. Ma non posso ancora andarmene, devo finire di buttare a terra i mangimi per cani e gatti. Quello che molto probabilmente non potete sapere è che arriva un momento, nella vita di un addetto al notturno, in cui buttare a terra diventa estremamente difficile. La ragione è evidente: quando conosci lo scaffale e sei lucido, ti basta un colpo d’occhio per capire quali cose lasciare al rifornitore e quali no, se ti è necessario portate fuori e passare in rassegna anche il bancale dell’avanzo oppure no perché gli spazi a disposizione sono già pien

Sempre più difficile ma non meno necessario

Ogni giorno la stessa storia, la stessa condanna. Se non si riusciva a stare addosso agli scaffalisti, la nottata dell’addetto di chiusura sarebbe stata piuttosto lunga. Il meccanismo era semplice, semplicissimo quanto spietato. La merce entrava col camion e doveva essere smistata. Una volta smistata, sarebbe andata al rifornimento di quegli scaffali che avevano ammanchi. Il rifornimento doveva essere fatto dagli scaffalisti. La battaglia era proprio questa: chi smistava doveva essere molto veloce a farlo e appena aveva un bancale pronto, doveva anche avere sottomano l’uomo che sarebbe andato in area vendita a rifornirlo. Più buchi si riuscivano a tappare, meno probabilità avrebbe avuto l’addetto del notturno d’andare col muletto e il bancale di fattura per buttarla a terra ai rifornitori dell’indomani mattina. Il mio primo caporeparto mi diceva sempre che per sopravvivere in quest’ambiente, fino a quando non sarei stato promosso al suo rango, era necessario incatenare l’uomo allo scaf

Una delle cose che penso più spesso quando lavoro

Una delle cose che penso più spesso quando lavoro in questa bolgia infernale, è che chi dirige la baracca pensa che siamo stupidi, veramente stupidi. Quando andiamo in sede per fare i corsi di formazione, l’azienda, tiene a farci presente che siamo speciali, che siamo importanti per il suo futuro, essenziali, e che, in un modo o nell’altro, siamo capitali per far sentire a proprio agio le persone mentre fanno gli acquisti. Che poi, a essere del tutto sinceri e non per spezzare una lancia a loro favore (per carità, mai e poi mai), un senso, tutto questo discorso, ce l’avrebbe pure, almeno dal punto di vista della fidelizzazione: esorto i miei dipendenti a trattare bene, e cioè con riguardo, rispetto e cortesia, la clientela, affinché questa ritorni il prima possibile e magari spenda anche di più. In teoria non farebbe una piega. In teoria. Poi ci fanno tutta una serie di assurde chiacchiere motivazionali che neanche sto qui a riportarvi per intero o solo a riassumervi, anche perché un p

Lavorare nella grande distribuzione è un inferno

Lavorare nella grande distribuzione è stressante .  Molto stressante.  Non è un lavoro come tutti gli altri e, per certi versi, è una vera e propria condanna.  La gioia di lavorare viene annullata nella GDO .  Le continue pressioni, gli ordini, il mobbing, le urla e i maltrattamenti dei preposti impediscono, di fatto, di operare con serenità e tranquillità per tutte quelle lunghe e interminabili ore che separano il dipendente dalla timbratura di fine turno.  E l'indomani la condanna continua, fino alla fine, fino alla rassegnazione, fino all'esaurimento di tutte le sue energie e della sua voglia di continuare.  Non si beneficia di una regolarità mensile nella turnazione e si deve rimanere costantemente a disposizione delle esigenze aziendali.  Gli orari della squadra dei “mattinieri” sono infernali.  Spesso, infatti, il punto vendita apre i battenti in piena notte e coloro che ci lavorano sono costretti a sopportare turni massacranti che arrivano perfino alle prime ore del pome

Piccolo Duce mi ha minacciato

Piccolo Duce mi ha minacciato.  Anzi, ha cercato d’intimidirmi.  È successo alla fine del mio turno di cassa.  Dovevo staccare prima per recarmi nel primo pomeriggio in sede a parlare con un responsabile delle risorse umane.  La ragione del colloquio era una valutazione sul mio operato, anche in relazione al termine del contratto a tempo determinato che stava per scadere.  In realtà, il responsabile delle risorse umane voleva sapere se la mia formazione come assistente alla vendita stesse progredendo o si fosse arenata come nell’altro punto vendita.  Prima della chiusura di quest’ultimo, infatti, anche a causa dell’incidente mortale che aveva coinvolto il camionista, m’ero lamentato più volte di venir relegato per settimane e mesi sempre e solo in cassa, con il risultato che non ero in grado di gestire magazzino e ribalta.  E comunque, era stato già tutto pattuito con la direzione del punto vendita.  Piccolo Duce sapeva, dunque, e mi aveva accordato un’uscita anticipata, giusto per pot

La grande distribuzione organizzata condiziona la nostra vita

La grande distribuzione organizzata (GDO) ha influito profondamente sulla nostra vita di persone e consumatori. Separo i due concetti, e sono convinto che tutti dovrebbero avere il coraggio e l’onestà intellettuale di farlo, perché questo modo di distribuire i prodotti di largo consumo, alimentare e non, su scala nazionale e internazionale, ci ha condizionato prima di tutto come persone e poi come consumatori. Le politiche di queste aziende, i loro profitti, il loro modo di gestire il personale e il rapporto con il cliente, hanno trasformato il modo d’interagire con i nostri simili e la realtà che ci circonda. Supermercato non è sinonimo di mercato e i reparti situati al suo interno non sono la realtà corrispondente a ciò che troveremmo per strada o nei mercati civici. Ma nonostante questo, continuano a riscuotere sempre maggior successo. La GDO ha avuto un grande effetto sulla realtà commerciale nazionale. Il primo, derivante dalle sue politiche di prezzo, di promozione e distribuzion

La vita di chi fa il cassiere è veramente dura

La vita di chi fa il cassiere è veramente dura, credetemi, sfibrante, snervante, opprimente. Ragion per cui, anche se la maggior parte di voialtri, che non ha mai provato a stare dietro un registratore di cassa, non sarà d’accordo, sappiate che occorre essere dotati di numerose qualità che, per questioni statistiche, non tutti possiedono né sono in grado di conquistare con il passare del tempo e dell’età. Non è affatto come sembra, non è cosa semplice né così matematica nella sua automaticità. Bisogna essere dotati di un equilibrio psicologico oltre la media, di una calma e di una pazienza degne di un maestro zen e dei riflessi e del coraggio di un domatore di leoni. Chi fa questo mestiere da molti anni e lo conosce a fondo, almeno quanto i clienti più assurdi che ne costituiscono l’humus essenziale, riuscendo a resistere e ad andare avanti senza sosta né rimpianti, è assimilabile più a un filosofo di vecchia data e a un equilibrista in bilico sopra l’abisso piuttosto che a u

Coperta dalla sicurezza di farsela con un ispettore

Per quanto potesse ritenersi personalmente gratificante, utile e pieno di dignità, almeno quanto qualunque altro lavoro, poiché comportante un certo grado di metodo, applicazione e sacrificio, il lavoro dell’ausiliario alla vendita era e rimaneva un lavoro relativamente semplice e lineare. Un lavoro prettamente manuale, pratico, dove si usavano le mani e non la testa. Non occorreva avere particolari qualità o doti intellettuali, eppure, nonostante l’evidenza, la maggior parte di coloro che lavoravano nella Gialla era assolutamente convinta del contrario e credeva di svolgere un mestiere professionalizzante, delicato, influente e addirittura decisivo nella lunga e logorante opera di fidelizzazione della clientela. Per essere precisi, ogni scaffalista era convinto d’essere un professionista, di rappresentare la punta di diamante dell’azienda nella quale operava. La spiegazione di questo fenomeno era rinvenibile nell'assurda politica di gestione delle risorse umane: la Giall

Il cassiere e il miraggio del gabinetto

Uno dei principali problemi di chi lavora in cassa è il non poter andare in bagno durante il turno. Avete capito bene: se di mestiere fate i cassieri e non c’è nessuno che possa sostituirvi nel momento del bisogno per antonomasia, siete destinati a farvela addosso. E la ragione è semplice: non potete muovervi dalla vostra postazione. Non potete alzarvi dalla sedia in dotazione, chiedere la cortesia d’aspettare un minuto, per poi riprendere dopo, più sollevati, leggeri e determinati a continuare a oltranza, se fosse necessario. Nessuna eccezione o giustificazione. È come se v’avessero incollato al sedile. Contrattualmente invischiati. In caso contrario, potreste incorrere, come minimo, in un richiamo scritto e in una sfuriata del direttore. Vero che lo stesso macchinario non consente all'operatore di potersi assentare anche solo per un minuto, giusto il tempo indispensabile d’assecondarsi fisiologicamente. E ogni volta che s’inizia un nuovo scontrino, sappiatelo,

Il lavoro del cassiere è un lavoro delicato

Il lavoro del cassiere è un lavoro delicato. Molto delicato. Oltre al ruolo ufficialmente riconosciuto di gestore dei flussi di liquidità, questa figura aziendale, troppo spesso bistrattata e banalizzata, rappresenta l'unica vera cerniera tra l'azienda distributiva e la clientela, saltuaria o abituale e fidelizzata che sia. Sempre più sovente, infatti, se il cliente non si rivolge a nessun altro, il cassiere può diventare determinante per un suo ritorno, primo anello d’una lunga fidelizzazione, o, viceversa, per una sua fuga, causa di nefasta pubblicità e pietra tombale sul rapporto in procinto di nascere. Inizia a operare sin dalle prime ore della giornata ed è tra gli ultimi a lasciare il proprio posto, tenuto conto delle operazioni finali di chiusura. Lo stress lavorativo deriva, non soltanto, dall'utilizzo e dalla rendicontazione del contante, ma, soprattutto, dall'interfacciarsi con la clientela. Figure sgradevoli, pazzi veri e propri, maleducati, per

Fin qui tutto bene, ma andiamo oltre

L’assistente di reparto rappresenta una delle figure più richieste dal mercato del lavoro di questi ultimi anni.  Se in passato il suo ruolo era identificabile, tout court, con quello del magazziniere, chiave della logistica interna del punto vendita, oggigiorno, questa tesi può ritenersi superata. Le aziende della GDO, Gialla compresa, hanno ridisegnato questo profilo e lo hanno reso molto più versatile su alcuni aspetti che possono incidere direttamente sulla fidelizzazione: relazioni con i clienti, gestione dell’area vendita e collegamento funzionale con il magazzino di stoccaggio. Per una sua piena comprensione, la cui analisi non può prescindere dalla cornice lavorativa di riferimento, dura, stressante e in continua evoluzione, occorre prendere le mosse da una breve premessa sul concetto di spazio e di una sua proficua utilizzazione. Il funzionamento delle grandi catene distributive, italiane o straniere che siano, si basa, principalmente, sull'esposizione di tutte l

Cosa significa lavorare in un supermercato: spero che tutto vada per il meglio

Il momento del conteggio del fondo cassa è il più delicato di tutto quanto il turno, secondo, soltanto, alla rendicontazione di fine giornata, dove compaiono le differenze tra ripristino e incasso finale. Nella maggior parte dei casi, prima d’essere sistemato all'interno del registratore, deve essere verificato. Da quel momento in poi, chi ne controlla l’ammontare, se ne assume la totale responsabilità. Nel caso in cui ci fosse un’eventuale differenza, è sempre consigliabile avvisare chi di dovere, per non risultare colpevoli di ogni eventuale ammanco, ma è anche vero che, stando all'interno di determinati margini, non si corre alcun rischio. Quest’assillante controllo, che poi si concretizza, badate bene, in un banale quanto martellante conteggio della liquidità utilizzata per dare il resto, si basa, principalmente, sul pregiudizio costante, da parte dell’azienda, che chi maneggia denaro altrui possa incorrere più facilmente in distrazioni o in errori, nonostante i f