Io sono l'autore, io sono l'editore . Questo, per me, significa essere un autoeditore. Una parola nuova che ne racchiude due ma che si rivolge, nel suo significato più intimo e profondo, alla prima, e cioè all'autore, chi scrive e genera l'opera. E che lo fa sia perché ha la sensibilità per farlo che la necessità di farlo. Se si volesse essere veramente precisi bisognerebbe mettere tra parentesi "edito": Auto(edito)re . Quello che faccio: scrivo, correggo, rileggo, riscrivo, a volte metto da parte per mesi o per anni, poi riprendo e rileggo, cerco di limare all'inverosimile e poi, ma solo poi, pubblico e non ci penso più, o per lo meno per qualche tempo, salvo ritornarci, cosa che accade puntualmente. Mi piace immaginare le copertine, ne osservo tante, ne punto alcune, le studio, confronto non solo le immagini, ma pure i caratteri utilizzati, e successivamente, con foto fatte e distorte da me, con cura certosina, cerco di realizzare le mie. Insomma
Piccolo laboratorio di autoeditoria e autopubblicazione.