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La vita di chi fa il cassiere è veramente dura

La vita di chi fa il cassiere è veramente dura, credetemi, sfibrante, snervante, opprimente. Ragion per cui, anche se la maggior parte di voialtri, che non ha mai provato a stare dietro un registratore di cassa, non sarà d’accordo, sappiate che occorre essere dotati di numerose qualità che, per questioni statistiche, non tutti possiedono né sono in grado di conquistare con il passare del tempo e dell’età. Non è affatto come sembra, non è cosa semplice né così matematica nella sua automaticità. Bisogna essere dotati di un equilibrio psicologico oltre la media, di una calma e di una pazienza degne di un maestro zen e dei riflessi e del coraggio di un domatore di leoni. Chi fa questo mestiere da molti anni e lo conosce a fondo, almeno quanto i clienti più assurdi che ne costituiscono l’humus essenziale, riuscendo a resistere e ad andare avanti senza sosta né rimpianti, è assimilabile più a un filosofo di vecchia data e a un equilibrista in bilico sopra l’abisso piuttosto che a u

Coperta dalla sicurezza di farsela con un ispettore

Per quanto potesse ritenersi personalmente gratificante, utile e pieno di dignità, almeno quanto qualunque altro lavoro, poiché comportante un certo grado di metodo, applicazione e sacrificio, il lavoro dell’ausiliario alla vendita era e rimaneva un lavoro relativamente semplice e lineare. Un lavoro prettamente manuale, pratico, dove si usavano le mani e non la testa. Non occorreva avere particolari qualità o doti intellettuali, eppure, nonostante l’evidenza, la maggior parte di coloro che lavoravano nella Gialla era assolutamente convinta del contrario e credeva di svolgere un mestiere professionalizzante, delicato, influente e addirittura decisivo nella lunga e logorante opera di fidelizzazione della clientela. Per essere precisi, ogni scaffalista era convinto d’essere un professionista, di rappresentare la punta di diamante dell’azienda nella quale operava. La spiegazione di questo fenomeno era rinvenibile nell'assurda politica di gestione delle risorse umane: la Giall

Ratti di magazzino: lavorare al supermercato. Il vecchio ci spiava.

Il vecchio, ogni tanto, ci spiava.  E non era un vecchietto qualsiasi, di quelli con giornale sotto braccio, pane, sigaro, bastone e tanto tempo da perdere. Il vecchio era il proprietario della Gialla che, seppur ogni tanto, giusto per il gusto di verificare di persona se le cose funzionassero per il meglio o, comunque, come dovevano funzionare da protocollo, si recava nel suo punto vendita preferito, che poi era quello che stava quasi dietro casa sua, al centro della città, e ci spiava. La sua tattica era rodata: si teneva gli occhiali da sole, il cappello e l'impermeabile, e si sedeva su una delle panchine che stanno al centro del punto vendita, subito dopo l'ingresso principale e poco prima della barriera casse. Stava lì, immobile, tra le piante esauste di vivere e ascoltava, ascoltava le voci dei clienti e i cassieri. Se qualcuno non si comportava come doveva o esagerava nei confronti di qualcun altro, soprattutto se di una certa età, dava una bella strigliata al direttore