Ogni giorno la stessa storia, la stessa condanna. Se non si riusciva a stare addosso agli scaffalisti, la nottata dell’addetto di chiusura sarebbe stata piuttosto lunga. Il meccanismo era semplice, semplicissimo quanto spietato. La merce entrava col camion e doveva essere smistata. Una volta smistata, sarebbe andata al rifornimento di quegli scaffali che avevano ammanchi. Il rifornimento doveva essere fatto dagli scaffalisti. La battaglia era proprio questa: chi smistava doveva essere molto veloce a farlo e appena aveva un bancale pronto, doveva anche avere sottomano l’uomo che sarebbe andato in area vendita a rifornirlo. Più buchi si riuscivano a tappare, meno probabilità avrebbe avuto l’addetto del notturno d’andare col muletto e il bancale di fattura per buttarla a terra ai rifornitori dell’indomani mattina. Il mio primo caporeparto mi diceva sempre che per sopravvivere in quest’ambiente, fino a quando non sarei stato promosso al suo rango, era necessario incatenare l’uomo allo scaf
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