Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta gdo

Lavorare nella grande distribuzione è un inferno

Lavorare nella grande distribuzione è stressante .  Molto stressante.  Non è un lavoro come tutti gli altri e, per certi versi, è una vera e propria condanna.  La gioia di lavorare viene annullata nella GDO .  Le continue pressioni, gli ordini, il mobbing, le urla e i maltrattamenti dei preposti impediscono, di fatto, di operare con serenità e tranquillità per tutte quelle lunghe e interminabili ore che separano il dipendente dalla timbratura di fine turno.  E l'indomani la condanna continua, fino alla fine, fino alla rassegnazione, fino all'esaurimento di tutte le sue energie e della sua voglia di continuare.  Non si beneficia di una regolarità mensile nella turnazione e si deve rimanere costantemente a disposizione delle esigenze aziendali.  Gli orari della squadra dei “mattinieri” sono infernali.  Spesso, infatti, il punto vendita apre i battenti in piena notte e coloro che ci lavorano sono costretti a sopportare turni massacranti che arrivano perfino alle prime ore del pome

Piccolo Duce mi ha minacciato

Piccolo Duce mi ha minacciato.  Anzi, ha cercato d’intimidirmi.  È successo alla fine del mio turno di cassa.  Dovevo staccare prima per recarmi nel primo pomeriggio in sede a parlare con un responsabile delle risorse umane.  La ragione del colloquio era una valutazione sul mio operato, anche in relazione al termine del contratto a tempo determinato che stava per scadere.  In realtà, il responsabile delle risorse umane voleva sapere se la mia formazione come assistente alla vendita stesse progredendo o si fosse arenata come nell’altro punto vendita.  Prima della chiusura di quest’ultimo, infatti, anche a causa dell’incidente mortale che aveva coinvolto il camionista, m’ero lamentato più volte di venir relegato per settimane e mesi sempre e solo in cassa, con il risultato che non ero in grado di gestire magazzino e ribalta.  E comunque, era stato già tutto pattuito con la direzione del punto vendita.  Piccolo Duce sapeva, dunque, e mi aveva accordato un’uscita anticipata, giusto per pot

La gestione del personale si basa su una stretta verticalizzazione dei ruoli

La gestione del personale si basa su una stretta verticalizzazione dei ruoli a cui corrisponde una rigida struttura piramidale che definisce gli inquadramenti e le geometrie aziendali.   Per cercare di comprendere come possa funzionare un meccanismo che contribuisca a creare un ambiente lavorativo deleterio e pressoché impermeabile ai valori della solidarietà e della cooperazione tra lavoratori, che si dimostrerebbero, al contrario, assai utili per aumentare e migliorare la produttività e la competitività dell’impresa, occorre porre l’attenzione sulle tecniche di pressione psicologica utilizzate a tutti i livelli aventi come obbiettivo coloro che non corrispondono alle aspettative programmate. I preposti (direttori, capireparto, assistenti) non hanno bisogno di utilizzare mezzi ufficiali, come le sanzioni disciplinari, per punire, orientare o plasmare il comportamento del dipendente. La GDO utilizza tecniche d’aggressione psicologica ben collaudate per mortificare la persona che reputa

La grande distribuzione organizzata condiziona la nostra vita

La grande distribuzione organizzata (GDO) ha influito profondamente sulla nostra vita di persone e consumatori. Separo i due concetti, e sono convinto che tutti dovrebbero avere il coraggio e l’onestà intellettuale di farlo, perché questo modo di distribuire i prodotti di largo consumo, alimentare e non, su scala nazionale e internazionale, ci ha condizionato prima di tutto come persone e poi come consumatori. Le politiche di queste aziende, i loro profitti, il loro modo di gestire il personale e il rapporto con il cliente, hanno trasformato il modo d’interagire con i nostri simili e la realtà che ci circonda. Supermercato non è sinonimo di mercato e i reparti situati al suo interno non sono la realtà corrispondente a ciò che troveremmo per strada o nei mercati civici. Ma nonostante questo, continuano a riscuotere sempre maggior successo. La GDO ha avuto un grande effetto sulla realtà commerciale nazionale. Il primo, derivante dalle sue politiche di prezzo, di promozione e distribuzion

Kojak e i panini notturni del supermercato

Mentre continuavo ad osservare con attenzione  F, che quasi ciabattava, tra la pressa del magazzino del primo piano e l’ingresso all’area vendita, ripensavo a quello che mi aveva detto il canguro la sera prima. Alle due di notte, Piccolo Duce, il direttore del suo punto vendita, aveva fatto un sopralluogo per vedere come stesse lavorando. In quel preciso momento, lui, stava smistando la piccola e, nonostante qualche sbadiglio di troppo e la schiena che continuava a dolergli parecchio nella parte bassa, io gliela avevo consigliata l'iniezione di antidolorifico, ma lui niente, testardo come un mulo, piuttosto mi tengo il dolore, così si ostinava a ripetermi, non aveva mai smesso di faticare dalle sette, ora in cui aveva dato il cambio a Kojak, fino al momento della visita inaspettata. M’aveva riferito che se avessero invertito i turni all’ultimo momento, Kojak, molto probabilmente, se non sicuramente, sarebbe stato licenziato: oramai tutto il negozio sapeva che mangiava a sba

Ratti di magazzino, vivere e lavorare nel supermercato: Burchioman e lo Smilzo

Burchioman  era un addetto del reparto pescheria.  Era alto e magro, aveva le orecchie a sventola, le occhiaie pronunciate e una barba costantemente in ricrescita. Era stato soprannominato così da tutto il negozio perché gli piaceva da matti indossare borchie vistose da tamarro di periferia, e quella mattina era arrivato al lavoro con un cinturone dalla fibbia talmente evidente da sfiorare il ridicolo: nel giro di cinque minuti gli era stata additata da mezzo negozio. Dato che era sua precisa abitudine rispondere a ogni provocazione, critica o frecciata che fosse, in pochissimi istanti, giusto il tempo d’arrivare alla rampa di scale che lo avrebbero portato verso gli spogliatoi, s’era scatenato un pandemonio: urla, bestemmie, risate isteriche e pure invettive che avevano come unico bersaglio il muso di elefante che fuoriusciva prepotentemente dalla patacca di metallo che gli sosteneva i pantaloni, metafora di una “non evidente superdotazione”, come aveva tenuto a sottolineare be

Ratti di magazzino: lavorare nella grande distribuzione (parte quarta). Racconto stiletto

Era la prima volta che facevo la pausa pranzo dentro il negozio. Eravamo vicini a Natale e il pullulare dei clienti a tutte le ore era direttamente proporzionale al suono continuo ed estenuante degli oggetti che passavano sugli scanner degli operatori di cassa. Il volume era insopportabile. Alcuni, non avendo mai scoperto come si faceva ad abbassarlo e non avendo manco il coraggio di domandarlo a chi di dovere, che poi non è detto che lo sapesse, si mettevano i tappi per le orecchie che impedivano loro di ascoltare le continue lamentele dei clienti più anziani. Era più o meno l'una e io, fresco di fine turno e rendendomi conto che avevo una fame da paura, che andava di pari passo con il mal di testa, il mal di schiena e il rossore agli occhi, cara dolce cassa, non capivo bene se mi andava di uscire di lì o no. Non sapevo che fare, in fondo il tempo che avevo a disposizione, un'oretta circa, che poi si sarebbe ridotta a una mezz'ora scarsa che non mi avrebbe perm