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Il tempo libero non era più una valuta

L'idea, il pensiero del tempo, il pensare al tempo che passava inesorabilmente, non apparteneva a questa gente. Pensavano solo alle cose, e in particolare a quelle che si potevano comprare, alla materia, al calcio, alle case, ai ristoranti della domenica più a buon mercato, ai capi firmati, agli acquisti internet più convenienti, alle spese per mantenere i figli e a come soddisfare tutti i loro vizi e vizietti. Questa gente pensava solo a spendere. A spendere e a come guadagnare più denaro. A volte, dai loro discorsi, che poi, ad ascoltarli con attenzione, sembravano quelli dei venditori esperti che non aspettavano altro se non il momento opportuno per poter vendere a sé stessi, emergeva un'attenzione maniacale per il dettaglio, per le caratteristiche tecniche di ciò che più ardentemente bramavano acquistare.  Alcuni, poi, non vedevano l'ora che la Gialla li promuovesse, che li facesse arrampicare lungo la scala ripida e scoscesa delle posizioni aperte verso i vertici della

Mai abbastanza

L'idea che la madre di suo figlio rifiutasse di sposarlo lo faceva impazzire e gli toglieva il sonno, la pace, il respiro stesso.  Il pensiero che suo suocero lo ritenesse un errore di percorso, di gioventù o al massimo lo considerasse come colui che era stato vicino a sua figlia quando lei stessa non riusciva a reggersi da sola sulle proprie gambe, lo lasciava in preda a un'insoddisfazione senza pari.  E non era solo il lavoro da impiegata che lei aveva e lui no a fare questa differenza, anche se sapeva bene che quell'impiego le era stato gettato come un osso a una cagna proprio quando suo padre era andato in pensione e nello stesso ente pubblico.  No, non era quello.  Era il sapere di essere ritenuto inferiore, un figlio di gente di paese, che tutto può fare o avere senza essere trattato alla pari di questi borghesi che lo circondavano come un branco di lupi.  Era un fuco inseminatore, ecco chi era.  Un disoccupato, uno che l'aveva messa incinta ma che non era sopport

Non so che cosa mi sia successo ma sono entrato quasi subito nel panico.

Non so che cosa mi sia successo ma sono entrato quasi subito nel panico. E la cosa era strana, in fondo il direttore del negozio mi aveva chiesto soltanto di prendere quel banchetto lurido che stava nel magazzino, tra la pressa del cartone e il primo bancale di pelati, di dargli una bella ripulita e di posizionarlo di fianco al tornello dell'entrata. Ci aveva tenuto a mettermi in mano straccio, carta e detersivo spray, tieni mi aveva detto, e aveva ribadito di fare un buon lavoro, che poi quel piccolo, insignificante banchetto, sarebbe stata la prima cosa a  saltare all'occhio di tutti i clienti. Mentre cercavo di ripulirlo dal grasso e dalla polvere, che insieme avevano creato una miscela collosa difficilissima da mandare via, tanto che lo stesso sgrassatore pareva arrancare, sono stato assalito da un'ansia inspiegabile e incontenibile che qualcuno potesse riconoscermi. Mesi, anni, decenni di studio senza orari, senza tregua, senza risparmio, in costante preda dei sensi di

La vita non è un volantino dell'Esselunga

Di tutta la bagarre in atto tra i cosiddetti “No Esselunga” e tutti i loro antagonisti, dai media alle forze dell’ordine e passando per i politici, ciò che mi ha veramente colpito è che chi prende posizione contro il colosso italiano sono degli studenti universitari. Chi fa rumore ed è disposto a beccarsi le sberle e le manganellate dai poliziotti è anche e soprattutto colui che rivendica il sacrosanto diritto di uno spazio per studiare e incontrarsi con altri suoi colleghi. La cosiddetta “teppa”, “la gentaglia”, “i violenti” sono, in realtà, parecchi ragazzi normali e di buona famiglia, persone educate e in buona fede, colpevoli soltanto di manifestare un’opinione contraria all’idea che deve predominare e realizzarsi. È vero che chi manifesta non produce né reddito né ricchezza e che un centro commerciale come quello di cui si discute, al contrario, crea posti di lavoro e un indotto complessivo di cui potrebbero beneficiare direttamente e indirettamente migliaia di persone. È altretta

Una delle cose che penso più spesso quando lavoro

Una delle cose che penso più spesso quando lavoro in questa bolgia infernale, è che chi dirige la baracca pensa che siamo stupidi, veramente stupidi. Quando andiamo in sede per fare i corsi di formazione, l’azienda, tiene a farci presente che siamo speciali, che siamo importanti per il suo futuro, essenziali, e che, in un modo o nell’altro, siamo capitali per far sentire a proprio agio le persone mentre fanno gli acquisti. Che poi, a essere del tutto sinceri e non per spezzare una lancia a loro favore (per carità, mai e poi mai), un senso, tutto questo discorso, ce l’avrebbe pure, almeno dal punto di vista della fidelizzazione: esorto i miei dipendenti a trattare bene, e cioè con riguardo, rispetto e cortesia, la clientela, affinché questa ritorni il prima possibile e magari spenda anche di più. In teoria non farebbe una piega. In teoria. Poi ci fanno tutta una serie di assurde chiacchiere motivazionali che neanche sto qui a riportarvi per intero o solo a riassumervi, anche perché un p

Comunali di Carbonia 2021 e la vittoria morale della Lega

Oramai è passato un bel po’ di tempo, abbiamo discusso, metabolizzato tutti gli accadimenti, riflettuto a mente fredda e abbondantemente sui fatti rilevanti e quelli di poco conto e possiamo dirlo con certezza: i veri vincitori morali delle elezioni comunali 2021 a Carbonia, cittadina sarda del Sulcis, non sono stati il partito democratico e tutti i suoi alleati del momento. Ma la Lega. Sì, signore e signori, avete sentito bene: anche qui, in quel di Carbonia, nel profondo sud dell’isola, dove c’è miseria nera, disoccupazione alle stelle, ignoranza estrema, dispersione scolastica galattica, dove tutti si sentono orgogliosi e superiori della propria identità mineraria fieramente di sinistra, dove latitano, come ergastolani fuggiti di prigione, le speranze, i sogni e i desideri di ognuno di noi e dove tutti, badate bene, tutti, hanno giurato e spergiurato ridacchiando che non sarebbe mai potuto accadere, invece, è accaduto. La Lega ha insediato in consiglio comunale una sua consigliera

L'autoeditore è un professionista? Deliri pomeridiani

Lo vuoi capire che ti devi trovare un altro lavoro? Anzi, un lavoro, per essere precisi.  E smettila di atteggiarti a qualcuno che ha qualcosa da dire.  Pagaci le bollette e gli spaghetti e non stare lì seduto a far finta di pensare. Ancora? Ma che vuoi? Eh, ancora. Io la vedo grigia, capito? Qui non si sbarca il lunario. Ma perché non te vai? Andare? E dove, sono nella tua testa. Ho capito, ma lasciami in pace, ho da fare, non vedi? Sì, sì, come no, lo vedo che sei pieno d'impegni, che hai un diavolo per capello. Fai poco lo spiritoso, se no prendo un analgesico e finisce che sparisci almeno per una settimana. Cos'è? Una minaccia? Sì, hai capito bene, una minaccia. A questo siamo arrivati. Sì, perché mi hai rotto. E poi ho capito una cosa: tu non sei né una nevrosi né un'allucinazione, figuriamoci poi uno scampolo di coscienza che si autopromuove a direttore del mio gabinetto editoriale. E chi sarei, scusa? Sei un senso di colpa.  Pesante, asfissiante, vecchio come la nott