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Il tempo libero non era più una valuta


L'idea, il pensiero del tempo, il pensare al tempo che passava inesorabilmente, non apparteneva a questa gente.
Pensavano solo alle cose, e in particolare a quelle che si potevano comprare, alla materia, al calcio, alle case, ai ristoranti della domenica più a buon mercato, ai capi firmati, agli acquisti internet più convenienti, alle spese per mantenere i figli e a come soddisfare tutti i loro vizi e vizietti.
Questa gente pensava solo a spendere.
A spendere e a come guadagnare più denaro.
A volte, dai loro discorsi, che poi, ad ascoltarli con attenzione, sembravano quelli dei venditori esperti che non aspettavano altro se non il momento opportuno per poter vendere a sé stessi, emergeva un'attenzione maniacale per il dettaglio, per le caratteristiche tecniche di ciò che più ardentemente bramavano acquistare. 
Alcuni, poi, non vedevano l'ora che la Gialla li promuovesse, che li facesse arrampicare lungo la scala ripida e scoscesa delle posizioni aperte verso i vertici della direzione commerciale, podio tanto ambito, scranno indiscusso dell'amministratore delegato, ex scaffalista, creatore del piano di marcia aziendale e noto per avere l'abitudine di decapitare ogni tre, quattro mesi, le teste di chi non assicurava la produttività dovuta e che, ogni fine settimana, veniva scortato dai due suoi capi zona preferiti, diretti superiori degli ispettori, in giro per tutti i punti vendita del territorio, dai più vicini alla sede centrale ai più remoti: costoro volevano assicurarsi, non solo, un contratto con una retribuzione base più alta ma, sopra ogni cosa, si scapicollavano mentalmente e sognavano anche da svegli la possibilità di aggiudicarsi il premio di produzione, oppure spingevano sul direttore o sul suo vice per farsi assegnare più straordinari, non importa se di mattina, di sera, di notte o in un altro punto vendita anche lontano, lontanissimo.
Tutto, tutto per guadagnare di più.
Il tempo libero non era più una valuta.

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